Posts written by Cassandra Kedavra

La presa sulla spalla di Jean diviene morbida, la mantiene in equilibrio mentre si protende verso di lui, con le labbra sul suo collo e i denti che incidono la pelle. Un fiotto di energia pervade il corpo di Caterine. Dentro di lei, il nucleo di energia fiammeggia, un filamento si protende per un istante tra le maglie del sigillo per toccare Jean, c'è un'impercettibile guizzo di riconoscimento, poi si ritira al suo posto, soddisfatto. Sembra quasi fare le fusa.
La mente di Cate vaga, riflette, pondera. "Cosa ci faccio ancora in quella casa? Perché continuo a piegarmi a questo stillicidio insensato?" Sono le domande che riecheggiano in un loop senza fine. Aggrotta le sopracciglia, confusa.
Il ringraziamento di Jean la riscuote, i ricordi assorbiti mordendolo se ne stanno dormienti, in agguato; pronti a emergere quando Caterine meno se lo aspetta.
Infine si stacca, un rivolo di sangue cola dall'angolo delle labbra.

Caterine si pietrifica. Ce ne sarebbero molte da dire, ma non c'è tempo. Respira, si concentra su quello che vede, è brava a mantenere il sangue freddo nelle situazioni di bisogno. Si scrolla tutto di dosso e agisce come se si trattasse dell'ennesima medicazione a uno dei suoi fratellastri: decisa e sicura.
Si avvicina a Jean, lo afferra e fa quello che, in genere, cerca di evitare il più possibile, ma che lui le sta chiedendo: lo morde.

Sacrifio... Un termine che le risveglia brutte associazioni. Mentre ascolta per un istante dimentica la sigaretta che le si consuma tra indice e medio. Jean recupera la memoria a metà di una frase e lei sbuffa scocciata. Caterine non può fare a meno di notare di aver scelto proprio il momento giusto per avere una delle sue ricadute. Pazienza.
-Si, sono io- Vedendo il suo strano comportamento passa in un istante da svogliata ad allarmata. Quando le chiede aiuto spegne la sigaretta contro il palmo della propria mano, scende dal tavolo e gli si accosta con esitazione. -Cosa vuoi che faccia?-

Alza un sopracciglio. -Ok, perché continui a tornare da me?- che è una gran bella domanda in effetti... una che avrebbe potuto fare anche a Julian se da qualche parte negli ultimi tre anni non si fosse rincitrullito con tutte quelle sciocchezze sull'amore. -E di preciso qual è il tuo ruolo nel Clan?- Caterine ha la sensazione che sia una cosa che potrebbe rilevarsi rilevante. Non è tanto insicura (o ubriaca) da chiedergli cosa pensa di lei o una qualche combinazione con quello che lei pensa.

Prende una boccata, trattiene il fumo per alcuni secondi assaporando il retrogusto di menta e poi lo rilascia sforzandosi di uscire dalla spirale di pensieri autodistruttivi che cerca di trascinarla a fondo. Deve fare una domanda, per fare una domanda serve provare un qualche tipo di pseudo interesse per le cose e le persone. Ce la può fare. Aspira un'altra boccata di fumo, lo sguardo, di nuovo concentrato, si posa su Jean, espira un anello di fumo. -Perché aspetti che sia io a dirti di me?- Razionalmente, avrebbe dovuto chiedere qualcosa di più "strategico", ma i rapporti umani sono il grande mistero per lei, ne comprende solo i lati più turpi e crudeli, una deficienza che talvolta la costringe a scegliere di volta in volta se essere creativa e improvvisare o mascherare l'inadeguatezza con algido menefreghismo. Potendo scoprire qualcosa su una qualsiasi persona che abbia rilevanza nel suo mondo Caterine lo farebbe senza esitazione. Avrebbe chiesto anche il motivo per cui continua a tornare da lei o magari altro ancora, ma le è stata accordata solo una domanda.

La gemma a forma di uovo pulsa leggermente, Caterina infila il ciondolo a forma di fenice nella scollatura del vestito. -Un po' troppo comodo, non trovi?- Anche se ci fosse qualcosa che Jean non vuole che sappia non potrebbe dirla perché non la ricorda, ma al di là di questo... Non si fida, c'è poco da fare, ma poi fidarsi riguardo a cosa? Cosa potrebbe succedere se anche pronunciasse una parola in più? Lui come potrebbe aprofittarsene? E se ci fosse qualcuno che non riesce a percepire all'ascolto a Caterine gliene fregherebbe veramente qualcosa? C'è qualcosa che le importi per davvero al di la dell'etichetta e delle convenzioni che è addestrata a seguire? Una pericolosa catena di pensieri quella che ha imboccato la Starfire. Un pericolo che si riflette nell'assoluto menefreghismo col quale si porta una sigaretta alle labbra e l'accende con un fiammerifero del pacchettino che tiene di facciata.

Punto per Jean.
Caterine rimane in silenzio, non è sicura di cosa pensare. Ha appreso qualcosa di nuovo, ma non sa se credere all'ultima frase che lui ha pronunciato. Razionalmente la vede come qualcosa detto per ottenere un certo effetto sulla donna di turno, ma l'istinto le dice che non è l'interpretazione corretta.
Diana le aggancia una collana intorno al collo e in poche rapide falcate è di nuovo alla porta. -Ero venuta solo per ridartela. A dopo-. Saluta con la mano e se va. Caterine solleva il ciondolo della capofamiglia e lo osserva.

Caterine riflette in silenzio.
Perché io? Perché adesso? Perché se vi aspettate qualcosa da me non siete venuti prima che Louise mi distruggesse la capacità di fidarsi o subito dopo quando non ero ancora capace di erigere vere e proprie muraglie tra me e il mondo? Che diamine hai visto in un'esemplare difettato quale sono io per fissartici tanto?
Domande che le frullano nella testa, domande a cui non ha risposta, domande che non farà finché la razionalità la farà da padrona dentro di lei. -Mi hai portata qui, secondo te perché?-
Si potrebbe definire un colpo basso, ma dopotutto Caterine non è stata cresciuta con la correttezza.

Come quegli Diana se ne sta in silenzio a osservare e ridere tra se e se. Caterine alza un sopracciglio. -Personalmente direi la seconda- freccia, l'indice che tamburella sulla chiusura del portasigarette. -Non ti chiedo neanche dove hai trovato uno dei miei fazzoletti-. Figurarsi se risponde a una domanda come quella; Cat non si sbilancerebbe mai così tanto, ma la verità è che si sta lasciando trascinare dagli eventi inconsapevole o, o forse solo noncurante, di quello che ci si aspetta da lei.

Caterine continua a giocherellare col portasigarette dominando l'impulso di accenderne una. -Non tanto, quando si cerca di conoscerti meglio o ti lamenti che hai bisogno di tempo per mettere insieme la tua lunghissima vita o cambi argomento.- pure in maniera piuttosto irritante. Ci sono maniere migliori di distrarre la gente che farla arrabbiare. -Mi hai detto qualcosa della tua famiglia e dei tentativi di "accasarti" se vogliamo chiamarli così. Ti piace guardare l'alba e hai un talento per irritare la gente.- curva le labbra in un minuscolo ironico sorriso. -Hai paura dei grossi felini, uno spettacolo davvero poco edificante-.

-Moccioso-. è la matura risposta di Diana mentre sfrega affettuosamente la guancia contro quella della sua protetta.
Caterine alza un sopracciglio. -Sei di una cortesia disarmante...- ironizza. -Che vuoi sapere? Cosa so della tua vita? Della tua personalità? Di te come persona? Della corte del sangue? Del cerchio della principessina?- Apre la borsetta, estrae il portasigarette e ci giocherella. Sul davanti c'è una placca nera con decori in madreperla, l'ha comprata d'impulso perché hai lati ha due fenici. Ha voglia di fumare, parecchia. Sta cominciando a irritarsi.

Piccoli artigli, una testolina soffice contro la mano, zampette che corrono e saltano, fruscii, tonfi, schianti. Piano, piano gli stimoli si fanno strada nel caos che alberga nella testa di Caterine.
"Che succede?"
Infine distoglie lo sguardo dalla voragine che minaccia d'inghiottirla da un momento all'altro. Ha la vista annebbiata, gli occhi arrossati. Se li strofina e cerca di mettere a fuoco il casino che sta combinando il micino.
è esausta, fisicamente e mentalmente. Racimola le ultime energie e fa leva sul muro per alzarsi dal pavimento. Cammina piano, a piedi nudi e passo dopo passo raggiunge il letto e ci lascia cadere su.
-Che combini, piccoletto?- mormora appena. La voce rauca, ma infinitamente più vera del tono atono e altezzoso che si sforza di mantenere nella vita di tutti i giorni.
Allunga stancamente una mano verso il gattino e le sue dita incontrano il metallo freddo di un orecchino. -E questo?- Corruga le sopracciglia. è confusa, non riesce a pensare, a concentrarsi. Guarda il gattino e basta, persa.

Atto Futuro - ##(?). Il funerale
PG: Caterine Meredith Starfire; Annabelle Béatrice L'Aile; Jean Lochart Helandt; (in aggiornamento)

Ordine di gioco: Cassandra Kedavra; Silia95.
---------------------------------------------------------

Dopo che la notizia della morte di Geremy Starfire a opera di non meglio identificati maghi oscuri è divenuta di dominio pubblico, lo Starfire Manor ha subito l'invasione di stormi di gufi carichi d'ipocrite condoglianze e più sinceri messaggi atti a sondare il terreno.
Il giorno della cerimonia è arrivato e chiunque conti qualcosa ne ha preso parte(?). Al suo termine gli ospiti sono rientrati nel Manor per usufruire del rinfresco. Un ricco buffet è a disposizione mentre vassoi volanti offrono il vino preferito del defunto.
La famiglia vestita a lutto è schierata e la gente in fila per poter porgere di persona le proprie condoglianze di facciata. Le figlie sono in ordine di nascita e hanno accanto i mariti, ai due capi della fila, le uniche non accompagnate sono l'inconsolabile vedova e Caterine. Sono tutte in piedi tranne Karen, ormai al termine di una gravidanza molto problematica. Le sarebbe vietato anche solo alzarsi dal letto, ma non ci si oppone a Louise. A spiccare sono Desirée e suo marito: lei di una sensualità quasi scandalosa considerata l'occasione, lui affascinante uomo di mezz'età che scruta ogni donna che entra nel suo campo visivo con malcelato desiderio.
Il flusso delle condoglianze pare senza fine, ognuno porge la mano e mormora "condoglianze" per poi passare al successivo membro della famiglia. Dopo un po' diventa difficile far caso a chi ci si trova davanti tanta è la monotonia.
È il turno di una ragazza bionda pressapoco dell'età di Caterine con il viso a cuore e un paio si dolci occhi castani. Ogni volta che si sposta di un passo e porge la mano, la luce si riflette su un costoso quanto ricercato set formato da anello di fidanzamento con diamante e fede nuziale abbinata. Il suo "condoglianze" ha un accento decisamente francese.



Edited by Cassandra Kedavra - 22/1/2017, 16:01

Il gattino le sfugge dalle mani, vedendolo agitarsi Caterine fa per aiutarlo e lui la morde. -Buono cucciolo- mormora con voce soffocata, leggermente diversa un po' per il pianto e un po' per mamcanza d'impostazione. L'ombra di un pensiero si affaccia nella sua mente, la sensazione che dovrebbe fare qualcosa, ma cosa? Il pensiero sfugge, lo sguardo vaga per la stanza alla ricerca di un appiglio, ricordi ed emozioni mai realmente vissute si riaffacciano alla sua mente. Non ce la fa ad affrontarle, non da sola.
"Lasciatemi in pace vi prego"
Non si accorge dell'anellino o se lo fa non gli da importanza.

-Ragazzo l'unico Ignis che abbia mai incontrato al di fuori della famiglia l'ha fatta rapire e torturare da uno dei gemelli-. Gli risponde la creatura che al momento lui dovrebbe conoscere come Diviana mentre s'avvicina alla sua giovane protetta.
Caterine non aveva più pensato a Pelatino Albert, ma di certo quel breve incontro non le ha fatto una grande impressione. Diana la raggiunge, salta e in un istante l'abbraccia da dietro e osserva Jean da dietro la spalla della sua protetta. -Oltretutto, a oggi, Sirtan è diventato un clan piuttosto incasinato. Se potessi tornare al momento in cui Bell me le affidò le farei un discorsetto. Veramente non si fanno queste cose alle amiche- adesso la gatta in forma umana ha un sorrisetto pestidero dipinto sulle labbra.
-Molto divertente D.- Caterine alza gli occhi al cielo.